X

La responsabilità delle banche tra sviluppo e sostenibilità ambientale

Il sistema creditizio italiano deve sforzarsi molto di più per evolversi abbandonando il “business as usual”, e spostare la sue risorse verso i nuovi settori economici che coniugano sviluppo economico e sociale con sostenibilità ambientale, sfavorendo invece i settori inquinanti

E’ questa la riflessione che sorge a latere dell’uscita di una recente indagine di una nota società di ricerca economica sulla sostenibilità ambientale del sistema bancario italiano.

Gli aspetti rimarchevoli sono diversi: il primo è legato alla constatazione che nell’attività di concessione di finanziamenti, il settore bancario sembra avere una preferenza per le attività convenzionali della old economy mentre, invece, dovrebbe privilegiare l’innovazione tecnologica e le prospettive occupazionali portate dalle imprese dalla green economy: non ci sembra pertanto un dato in linea con l’esigenza di traguardare, attraverso il credito, la competitività delle imprese italiane.

Un secondo aspetto, ancora più preoccupante, riguarda il fatto che ad alcuni settori della brown economy sono applicati condizioni di tasso migliori rispetto ai settori con basse esternalità ambientali. Ad esempio, i risultati del settore dell’industria dei prodotti petroliferi e dell’energia elettrica e gas sono assurdi: sono infatti settori che generano fortissime esternalità ambientali e beneficiano invece, in media, di un costo complessivo del debito tra i più bassi, nel panorama nazionale.

È assurdo che le banche richiedano tassi più bassi per settori che sono più esposti ai rischi ambientali, mentre i settori che contraddistinguono il Made in Italy, e che risultano anche i più sostenibili da un punto di vista ambientale, devono pagare tassi mediamente più alti.

Un altro aspetto molto preoccupante, a prescindere dallo studio suddetto, riguarda la contingente “necessità” da parte di molti Istituti di Credito italiani, di deliberare il rifinanziamento di numerosi prestiti “in sofferenza” pur di non iscriverli tra le perdite in bilancio e perdere così appettibilità presso gli azionisti. Questo ovviamente drena moltissimi risorse che potrebbero essere impiegate su progetti “sani” e in generale il credito ad imprese e famiglie.

E’ un atteggiamento da correggere, stante come la reddittività dei settori “green” sia attestata da moltissime dichiarazioni ufficiali di grande banche internazionali. Addirittura i Paesi maggiormente virtuosi hanno creato dal nulla appositi Istituti di credito dedicati alle nuove tecnologie, vedi il caso della “Green Investement Bank” inglese, totalmente pubblica.

Questo Governo appoggerà questa transizione, oppure il sistema bancario attuale non è “da rottamare”?

Gianni Girotto M5S Senato

Condividi: