Finalmente buone notizie. L’effetto dello sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia potrebbero portare un valore aggiunto di 175 miliardi di euro e 100 mila posti di lavoro entro il 2030. È questo, in sintesi, quanto emerge dallo studio “Energy [R]evolution Italia” realizzato da Althesys per conto di Greenpeace.
Già nel 2013 le ricadute economiche per il nostro Paese sono state per oltre 6 miliardi di euro (di cui più di 4 miliardi sono valore aggiunto diretto), mentre i benefici per l’erario sono stati di 1,2 miliardi di euro. Bene anche gli effetti sull’occupazione, che registrano, sempre al 2013, 63 mila lavoratori, di cui 50 mila diretti. E a questo va aggiunto anche un grande risultato ambientale: grazie alle rinnovabili è stata evitata l’immissione in atmosfera di 38 milioni di tonnellate di CO2, pari a 169 milioni di euro risparmiati.
In particolare i ricercatori hanno analizzato il valore aggiunto, diretto e indiretto, generato lungo la filiera dagli investimenti in energie rinnovabili nel nostro Paese nell’anno 2013, proiettando le previsioni fino al 2030, secondo due scenari di crescita denominati reference e revolution. Il rapporto, spiega Greenpeace, è stato redatto in collaborazione con Erec (European renewables energy council) e il Gwec (Global wind energy council).
La lista delle tecnologie prese in considerazione per entrambi gli scenari è ampia: fotovoltaico, eolico on-shore e off-shore, idroelettrico di piccola taglia, geotermia, biomasse, solare termico, teleriscaldamento, pompe di calore, caldaie a pellet.
Ma il dato sorprendente sullo scenario reference – scrive Greenpeace – è che già nel 2014 la produzione di energia da rinnovabili, supera le previsioni della Strategia energetica nazionale (Sen), che indicava valori inferiori proiettati al 2020 (in un contesto però di riduzione dei consumi).
Il report in ogni caso ci porta a pensare che nei prossimi anni il grande sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili, possa portare ad una sensazionale crescita in termini economici ed occupazionali. Ma solo se le politiche di governo vadano in questa direzione, abbandonando il sostegno alle fonti fossili.
Nella peggiore delle ipotesi, e quindi nello scenario di riferimento, le ricadute economiche al 2030 parlano di 135,9 miliardi di euro (quasi 175 in quella migliore) e 90 mila occupati (102 dice lo scenario revolution).
Insomma, davanti a noi si apre un’autostrada di possibilità che non possiamo farci sfuggire. Lo sviluppo delle tecnologie energetiche pulite è un’opportunità per il nostro Paese. Il governo deve fare i conti con una realtà che sta crescendo e che non può più essere ignorata.