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Clima ed energia, l’Europa fa il minimo sindacale

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Siamo molto insoddisfatti per il risultato raggiunto dal Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre sui temi dell’energia e della lotta ai cambiamenti climatici. Ancora una volta i governi di mezza Europa difendono gli interessi dei giganti delle fossili, affossando invece il sostegno alle rinnovabili e ponendosi obiettivi piuttosto modesti nel combattere le emissioni di CO2 nell’atmosfera.

La conferma del target del -40% per la CO2, del 27% per le rinnovabili e addirittura il calo dal 30% al 27% per il miglioramento dell’efficienza energetica rappresenta il minimo sindacale dei capi di Stato e di Governo dei 28. Una soluzione di compromesso, che dimostra tutto il lassismo dell’Unione europea verso questioni di importanza fondamentale.

Se possibile ci convince ancora meno la formula usata dal Consiglio per il raggiungimento del triplice target energia-clima, che “sarà raggiunto nel pieno rispetto della libertà degli Stati membri di determinare il proprio mix energetico”. Sentenza ambigua, che apre una voragine sulle strategie da adottare. L’Europa frena dunque sulle rinnovabili, aprendo alle istanze più conservatrici affidate al gruppo guidato dalla Polonia.

Ma anche il Governo italiano è cieco di fronte alla necessità di cambiare rotta. Nella seduta in Aula del 22 ottobre scorso, il Movimento 5 Stelle ha chiesto al Governo italiano di adottare obbiettivi energetici più radicali e ambiziosi per la propria risoluzione. Ma in quell’occasione il presidente Renzi aveva altro da fare, lasciando l’Aula prima della dichiarazione di voto di parlamentari del M5S.

La posizione dell’esecutivo era contraddittoria già alla vigilia dell’importante summit europeo. Pur riconoscendo l’esistenza e gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici, non ha mai sollevato la questione delle cause che lo alimentano. Anzi, con lo Sblocca Italia ha gettato benzina sul fuoco, favorendo l’utilizzo delle fonti fossili e ostacolando le politiche di adattamento e mitigazione. In questo modo, però, ha escluso dal mercato la concorrenza delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.

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