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Il commercio Equo e Solidale in alternativa alle lobby che fanno cartello

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Il commercio equo e solidale è un valido contrasto alle lobby della distribuzione organizzata. Le grandi catene come Lidle, Auchan, Carrefour per citarne alcuni e grandi produttori alimentari come Nestlé la fanno da padrona, controllando di fatto il mercato in regime di oligopolio. Sono in pochi ma organizzati in “cartello” per fissare i prezzi finali al consumo.

Ecco perché abbiamo presentato una proposta di legge per sostenere il Fair Trade, che consideriamo un’alternativa importante. Oggi abbiamo ribadito la nostra posizione durante la conferenza stampa organizzata da Agices (associazione di rappresentanza del Commercio Equo e Solidale in Italia) a Roma alla Camera dei Deputati.

Durante l’incontro Agices ha illustrato le linee guida di Equo Garantito, un sistema – fa sapere l’associazione – per garantire ai propri soci e ai consumatori il rispetto dei princìpi del Fair Trade.

L’iniziativa è sostenuta istituzionalmente dal MoVimento 5 Stelle, che ha raccolto le istanze del mondo Equo e Solidale in una proposta di legge partita dal Senato nel maggio scorso. La norma, di cui sono primo firmatario, punta a trovare una regolamentazione generale del commercio Fair Trade a livello nazionale, con l’obiettivo di apportare una serie di migliorie sostanziali a questo mercato.

Per ora il disegno di legge è fermo in Commissione Industria alla Camera. Aspettiamo che l’iter si sblocchi quanto prima e che la legge sia finalmente realtà.

I numeri rappresentati dal commercio equo e solidale sono importanti. Solo in Italia sono presenti 92 organizzazioni associate all’Assemblea generale italiana del commercio equo e solidale (Agices), oltre 125 aziende licenziatarie del marchio Fair Trade, per oltre 72 milioni di euro di ricavi. Ognuna di queste realtà è collegata con centinaia di botteghe nel mondo. Mentre a livello mondiale l’andamento del fatturato dei prodotti equo solidali è passato da 238 milioni di euro a 4,36 miliardi di euro nel 2010. Negli ultimi anni è cresciuta anche l’occupazione legata a questo mercato, un’occupazione lontana dalle logiche di sfruttamento lavorative, di cui spesso le grandi corporation si macchiano quotidianamente.

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