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Comunicato stampa – Banda ultra larga, M5S: la salute dei cittadini viene prima della “Crescita digitale”. Studi scientifici ci mettono in guardia sull’aumento dei limiti di esposizione alle radiazioni elettromagnetiche

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Roma, 22 maggio 2015 – “La notizia sulla volontà del governo di aumentare i limiti di esposizione alle radiazioni elettromagnetiche ci mette in allarme. La comunità scientifica internazionale, infatti, non ha ancora una risposta univoca sui reali effetti sulla salute provocati dalla prolungata esposizione ai campi elettromagnetici artificiali. E nonostante la nostra ampia condivisione allo sviluppo della banda ultra larga, chiediamo all’esecutivo di fare tutte le verifiche necessarie prima di autorizzare ogni implemento per via normativa”. Così i senatori del Movimento 5 Stelle commentano la presentazione di un’interrogazione parlamentare sui possibili rischi per la salute legati ai limiti d’esposizione ai campi elettromagnetici.

“Il governo è a conoscenza dei pericoli indicati nei numerosi studi, ricerche e indagini epidemiologiche sulla questione?”, chiedono gli esponenti grillini nel documento a prima firma del senatore Gianni Girotto. “Ci pare che il rischio sanitario sia stato sottovalutato”, insistono i senatori a 5 Stelle.

Secondo un articolo pubblicato di recente dai professori Massimo Scalia e Massimo Sperini, “le norme tecniche a salvaguardia della salute sono lontane dal garantire la protezione rispetto a effetti specifici della radiazione elettromagnetica”. Gli standard proposti dagli organismi tecnici internazionali fanno riferimento a dei criteri e a una modellistica da aggiornare che, dicono gli scienziati, esclude l’esistenza di effetti specifici della radiazione elettromagnetica. L’unico effetto riconosciuto ufficialmente è quello “termico”, ovvero il riscaldamento dei tessuti. Niente di definitivo, invece, viene detto sulla prolungata esposizione delle radiazioni e sul loro reiterarsi nel tempo.

È vero, ammette Scalia, che l’uomo si è adattato ai campi elettromagnetici naturali, ma lo ha fatto in un arco di tempo lunghissimo, 200mila anni. Mentre negli ultimi 60 anni si è verificato un aumento esponenziale dei campi artificiali. E ancora non sappiamo di certo quali saranno le conseguenze. Appaiono dunque fuorvianti le parole di Umberto Veronesi – dicono i senatori – che nel 2001, riguardo al caso delle frequenze di Radio Vaticana, affermava che “siamo adatti al campo elettromagnetico terrestre, come dire che le nostre cellule sono compatibili con questo genere di radiazioni”.

La stessa agenzia Onu per la ricerca sul cancro (IARC) nel 2011 ha classificato come possibili cancerogeni i campi elettromagnetici alle frequenze radio, con evidenza di aumento di gliomi – tumori del sistema nervoso centrale – tra gli utenti della telefonia mobile. In alcuni Paesi come la Russia, ad esempio, i limiti di esposizione sono molto più restrittivi di quelli europei e italiani. E secondo i biofisici Livio Giuliani e Fiorenzo Marinelli, la diffusione ubiquitaria degli strumenti per le telecomunicazioni nelle abitazioni, nei luoghi di lavoro, nelle università, nelle scuole, negli ospedali sarebbe irrazionale e comporterebbe “seri danni alla salute, compromettendo la capacità riproduttiva, quelle neuro-cognitive e la conservazione del genoma”.

“Chiediamo al governo – concludono i senatori del Movimento 5 Stelle – di approfondire il tema prima di emettere alcun provvedimento normativo sull’aumento dei limiti alle esposizioni. La salute dei cittadini viene prima della “Crescita digitale” sollecitata invece dalle grandi aziende del settore delle telecomunicazioni”.

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