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Ecco come il governo vuole fermare le rinnovabili e favorire le fossili

Dietro le parole di un presunto sostegno alle fonti rinnovabili è in corso un insieme di azioni coordinate che sta favorendo da una parte le lobby delle fossili, portando dall’altra al blocco di nuove installazioni per la produzione di energia da fonte rinnovabile (solare, eolica, etc).

Durante le audizioni tenute precedentemente in Commissione, il Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha vantato un quadro di stabilità e positiva futura crescita del sistema delle fonti rinnovabili. Diversamente da quanto sostenuto: il caso Total ha, infatti, mostrato chiaramente qual è il ruolo dell’intera maggioranza nel sostegno del settore oil. Il Ministro ha però omesso di dire che un insieme di provvedimenti, proposte e prassi amministrative, condivise dal Governo, stanno invece decisamente andando nella direzione opposta.

Il Governo da una parte ha favorito le attività produttive che ruotano intorno al settore delle fossili mentre dall’altra, con il supporto dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas (Aeegsi) ha ostacolato gli interventi di efficientamento e risparmio energetico, di produzione e di generazione distribuita dell’energie rinnovabili.

Lo sviluppo delle installazioni da fonte rinnovabile è stato indirizzato dalla normativa comunitaria verso obiettivi di efficienza energetica. Oggi infatti è permessa l’installazione negli edifici di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile, garantendo al consumatore di non pagare su tale energia, prodotta in loco, gli oneri di cui è invece gravata l’energia in bolletta. Si tratta di un sistema virtuoso che promuove congiuntamente il risparmio, l’efficienza e la produzione energetica da una fonte non inquinante, che non produce emissioni.

Intanto in attesa del Green Act da tempo annunciato, tutto ciò sembra però non andare bene all’attuale Governo.

I sussidi alle fonti fossili in Italia sono di 13 miliardi di euro

(i) Il Governo con il Milleproroghe e il sostanziale avallo alla riforma della bolletta domestica promossa dall’Autorità ha sostenuto una modifica delle bollette svincolandole dal consumo di energia. Sostanzialmente se consumi meno energia o prelevi meno energia dalla rete non pagherai di meno la riforma in vigore dal 1 gennaio 2016 coinvolge tutti i clienti che siano utenti domestici o piccole-medie imprese o grandi industrie. Il principio della riforma riguarda lo spostamento degli oneri dalla componente della bolletta legata al consumo di energia prelevata dalla rete (c.d. variabile) alla componente fissa, in tal modo praticamente azzerando la convenienza della produzione in autoconsumo da fonte rinnovabile. Infatti se gli oneri sono indipendenti dal consumo di energia prelevata dalla rete gli stessi saranno uguali per il consumatore che si autoproduce energia dal tetto di casa e per quello che invece acquista energia dalla rete. Non solo, ma nessuno viene più incentivato a sostituire i propri elettrodomestici con altri più efficienti e a minore consumo se alla fine il risparmio in bolletta non sarà significativo.

In questo modo si favoriscono i distributori e i produttori di energia da fonte fossile a discapito dei consumatori di energia elettrica (contatori domestici, dell’imprese, delle industria). Un favore alle fossili e una nuova mazzata alle rinnovabili, all’efficienza energetica e all’autoproduzione di energia. Paradossalmente i comportamenti più virtuosi, quello che consumeranno meno energia la pagheranno di più. Pagheranno una bolletta più cara.

I consumatori che hanno sostituito una vecchia lampadina con quelle a basso consumo, il frigorifero, la lavatrice o altro, così come molte industrie che hanno investito sui sistemi produttivi con interventi di risparmio energetico in particolare con l’impiego di tecnologie legate alla cogenerazione, motori elettrici efficiente e altro risparmieranno meno .

(ii) E’ stato vietato l’impiego di Sistemi di Distribuzione Chiusi (vedi Articolo 5 Delibera 539/2015 dell’Autorità per l’Energia) consentiti invece dalla normativa europea, impedendo il consumo in loco dell’energia prodotta sul tetto degli edifici commerciali, industriali e di servizi (ospedali, stazioni, aeroporti, etc.) quando all’interno degli stessi c’è più di un utente, cioè quasi sempre. Questa misura consentirebbe di consumare in loco tutta l’energia prodotta e quindi di produrre importanti efficienze economiche e di sistema diminuendo anche le potenze impegnate sulla rete pubblica. Ciò nonostante è stata vietata, a sola tutela dei concessionari di distribuzione. L’assurdo è che la normativa (articolo 11, decreto legislativo 28/2011) obbliga ad installare gli impianti fotovoltaici per incentivare l’autoconsumo di energia: poi però tale autoconsumo viene vietato a tutela dei concessionari di distribuzione, che peraltro non sono scelti a seguito di procedure concorrenziali.

(iii) Con il D.L. 91/2014, articolo 26, è stato introdotto il cosiddetto “spalma-incentivi”, che introduce nuove modalità di erogazione degli incentivi a carico delle tariffe elettriche già riconosciuti all’energia prodotta da impianti fotovoltaici (di potenza incentivata superiore a 200KW), lasciando ai produttori la scelta tra tre opzioni. Attualmente è pendente dinnanzi alla Corte Costituzionale un ricorso incidentale per questione di legittimità costituzionale sull’articolo 26, comma 3 del D.L. n. 91/2014 (il TAR Lazio-Sezione Terza Ter ha sollevato la questione con l’ordinanza n.294 del 3 luglio 2015).

Inoltre numerosi operatori sono in attesa delle regole per il meccanismo di supporto finanziario di Cassa Deposito e Prestiti contro gli effetti dello spalma incentivi. Tale meccanismo avrebbe dovuto essere perfezionato in tempo utile per effettuare una scelta ponderata (scelta che scadeva il 30 novembre 2014) tra le opzioni previste dallo Spalma Incentivi.

(iv) Si continuano a lasciare inutilizzate le risorse stanziate per il Conto Termico, considerato che anche il Nuovo Conto Termico non risolve i problemi del precedente. In particolare si continuano a mantenere limitazioni eccessive al ricorso alle ESCO, che possono intervenire solo con contratti di prestazione energetica o di servizio energia, non si prevede la incentivazione della trasformazione degli edifici di privati in edifici a energia quasi zero; non si prevedono adeguate misure di aiuto alle pubbliche amministrazioni per lo svolgimento delle gare.

(v) Nonostante un’interrogazione del luglio 2015 non sono ancora attuate le disposizioni che permettono ai produttori di energia da fonte rinnovabile, ed in generale ai piccoli impianti di produzione di energia, di garantire i servizi necessari alla stabilità ed al funzionamento delle reti, resi invece dagli altri produttori. Il relativo procedimento è fermo presso l’Autorità per L’energia dal 2014 (misura a costo zero). La conseguenza è che si perpetua l’oligopolio dei grandi produttori da fonte fossile che sono i soli a cui oggi è garantita la possibilità congruamente remunerata di intervenire, per rimediare alle disfunzioni che possono crearsi nella rete elettrica. Ciò costituisce una fonte indiretta di sostegno alle fonti fossili ed un freno all’innovazione tecnologica e allo sviluppo del nostro Paese, perché la componentistica per fare rendere ai piccoli impianti questi servizi è uno dei settori in cui l’Italia potrebbe essere all’avanguardia.

(vi) Non è stato attuato il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica. Nonostante le risposte ricevute all’interrogazioni presentate nel 2015 sono ancora ignote le condizioni e le modalità di funzionamento, di gestione e di intervento del Fondo per il finanziamento di interventi di efficienza energetica, che avrebbero dovuto essere stabiliti da decreti, dal Ministero dello Sviluppo, dal Ministero dell’Ambiente e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Restano così paralizzati circa 220 milioni di euro: urge semplificare e snellire la burocrazia!!

I meccanismi di Fondo di Garanzia che dovrebbero sbloccare la capacità delle ESCO di dare sostegno finanziario risultano poi ad oggi completamente bloccati, con la conseguenza che oggi per interventi di medie dimensioni ci sono pochissimi soggetti in grado di operare sul mercato;

(vii) Non sono ancora attuate le disposizioni per un processo di progressiva copertura del fabbisogno delle isole minori non interconnesse attraverso energia da fonti rinnovabili. Si attende l’emanazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico del primo Decreto attuativo della Legge 9/2014 e dalla pubblicazione della conseguente delibera attuativa da parte dell’ AEEGSI, provvedimenti urgenti ed attesi da più di un anno da una buona fetta dell’intero comparto industriale.

(viii) E’ stata proposta dal Ministero dello Sviluppo Economico la “riforma dei certificati bianchi”, che sino ad oggi hanno dato buona efficacia nello stimolare interventi di efficienza energetica. La riforma sulla base di quanto indicato nella “Consultazione pubblica – proposte per il potenziamento e la qualifica del meccanismo dei certificati bianchi” del 30 luglio 2015: renderà residuali le incentivazioni all’efficienza energetica attraverso fonti rinnovabili; precluderà l’utilizzo dei certificati bianchi per i piccoli interventi e in generale per il settore civile, così di fatto aumentando i costi energetici per le famiglie e in particolare le meno abbienti, che non si avvantaggiano delle detrazioni fiscali in modo significativo; limiterà per tutti gli interventi l’incentivo riconosciuto; complicarà le procedure, legittimando (come già successo con il quinto conto energia) gli organi di controllo a bocciare poi le stesse per errori formali e dichiarazioni sbagliate, nonostante l’esistenza dei presupposti per l’incentivo. Il contrario di quello che si ritiene che debba essere un corretto rapporto fra il cittadino o l’impresa e la pubblica amministrazione;

(ix) Non è stata ancora data attuazione alla Direttiva comunitaria in materia di mobilità elettrica, non sono state aggiornate le linee Guida del Ministero per le Infrastrutture riguardo la mobilità elettrica e nulla è stato previsto per la integrazione fra la mobilità elettrica e la produzione di energia da fonte rinnovabile
(x) I contratti tipo di prestazione energetica che avrebbero dovuto essere predisposti con il supporto dell’ENEA per aiutare le pubbliche amministrazioni sono bloccati e allo stesso modo non è stato individuato alcun meccanismo per aiutare le pubbliche amministrazioni a fare le gare. Con il risultato che la mancanza di risorse per la individuazione degli interventi e per lo svolgimento delle gare di fatto blocca le gare. Dovrebbe essere individuato un ente delegato che assumendosi i relativi oneri finanziari svolga le gare e la individuazione degli interventi senza oneri per le amministrazioni, essendo successivamente ripagato dagli amministrazioni con le risorse liberate dai risparmi.

(xi) Viene sostanzialmente vietato l’adeguamento degli impianti incentivati per renderli più efficienti, mentre sarebbe possibile consentire e anzi sostenere adeguamenti con sistemi che consentano di non incrementare la spesa per gli incentivi.

(xii) Le procedure di gara per le grandi concessioni idroelettriche sono sostanzialmente bloccate, mentre ai sensi dell’articolo 12 del decreto legislativo 79/1999 i concessionari dovrebbero essere individuati con procedure di gara.

(xiii) Manca un quadro normativo chiaro e completo in materia di teleriscaldamento, che consenta di valutare adeguatamente le sue condizioni di convenienza.

(xiv) Manca un documento chiaro e completo da parte del Ministero per lo Sviluppo Economico su quali incentivi siano cumulabili e quali no con il risultato che gli operatori sono in balia di interpretazioni variabili da parte del GSE.

(xvi) Si attenda ancora la pubblicazione del decreto per l’incentivazione degli impianti di produzione di energia rinnovabile diversa dal fotovoltaico. Dopo una lunga gestazione il provvedimento attende il parere della commissione europea. Nella fase di stesura il decreto è stato fortemente contestato dal M5S per la generosità eccessiva degli incentivi a grandi impianti a biomassa o a eventuali inceneritori rispetto a tutte le altre fonti.

Noi lo avevamo già denunciato

Le marchette del Governo a lobby fossili
Oltre ad ostacolare o a non intervenire per sostenere il settore green il Governo ha concesso una serie di semplificazione e facilitazioni per il settore fossile: (i) Sblocca Italia, (ii) Sblocca Total, (iii) eliminazioni di sanzioni dal collegato ambiente nei confronti di chiunque avvii la produzione di un impianto per operazioni in mare nel settore degli idrocarburi in carenza delle prescrizioni sancite ai sensi della direttiva 2013/30/UE, riforma degli oneri della bolletta elettrica, (iv) ripristino della norma per la ricerca con airgun, (v) proroga interconnector, (vi) realizzazione interconnessione Italia – Balcani, (vii) l’abrogazione del mercato tutelato previsto nel ddl concorrenza, in esame in X commissione del Senato attualmente sospeso.

E’ evidente che, al di là delle parole, si vuole bloccare la generazione distribuita da fonte rinnovabile e sostenere modelli industriali di produzione da fonte fossile del secolo scorso, insostenibili sia dal punto di vista ambientale che economico.

La scelta è fra consentire la generazione distribuita da fonte rinnovabile, con tutti i conseguenti positivi riflessi di sviluppo tecnologico, ambientale e occupazionale, oppure frenarla, per continuare in scelte recessive di sostegno a irrimediabili errori fatti nel passato.

Il Governo continua ad affermare che siamo leader nel settore delle fonti rinnovabili distorcendo la lettura dei dati. L’obbiettivo europeo del 17% è stato raggiunto solamente perché abbiamo ridotto i consumi di energia. Riduzione dovuta non per gli interventi di efficienza energetica nel settore produttivo ma per la crisi economica. Il dato del 17% viene determinato dal rapporto tra i consumi e la produzione di energia rinnovabile. Ebbene dal 2010 al 2014 siamo passati da 187,8 mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) a 166.
Questo è solo questo ci fà raggiungere un primato momentaneo che sarà superato dal momento in cui arriverà la ripresa dei consumi di energia e dalla ripresa dei consumi che sarà determinata dalla riforma degli oneri delle tariffe nella bolletta elettrica.

Di fatto le rinnovabili sono appese al palo. Per la prima volta non si svolgerà questo anno il “Solarexopo” la più importante esposizione del settore fotovoltaico solare e dell’efficienza energetica. Nei primi 11 mesi del 2015 si sono installati poco meno di 270 MW fotovoltaici, un dato che conferma lo stallo del settore se teniamo conto dei 18.910 MW realizzati prevalentemente a partire dal 2007 con il II conto energia. Se consideriamo i dati forniti dal GSE si mostra chiaramente che nel solo 2015 sono stati realizzati 884 MW a fronte di una potenza cumulata pari a 51.479 MW.

Teniamo presente che poco meno del 50% della produzione elettrica e della potenza da rinnovabile proviene da impianti idroelettrici realizzato molti anni addietro, non certamente per impegno del Governo Renzi.

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