ROMA 27 APRILE – “Le stime di crescita indicate dal Governo nel Def sono come al solito ottimistiche e fantasiose. Funzionano solo sulla carta. Se invece analizziamo i dati reali scopriamo che l’esecutivo non ha messo in campo alcuna nuova idea per una vera programmazione industriale. A partire dall’assenza di politiche energetiche serie. Insomma, il Def manca di serie prospettive future e spiana invece la strada sempre ai soliti settori: le banche e le lobby dell’energia”. È l’attacco del senatore del Movimento 5 Stelle Gianni Girotto al Documento di programmazione economica e finanziaria dell’esecutivo.
Il governo non è stato capace di pensare ad azioni serie sulla concorrenza dei mercati (ostacolando invece la discussione in Commissione). Mancano adeguate politiche di investimenti pubblici. E soprattutto non c’è traccia dell’annunciato taglio alle tasse. Per non parlare della totale assenza di programmazione per l’industria del turismo (la prima industria italiana), della cultura e del commercio, o la difesa del “Made in Italy” sui prodotti agroalimentari.
Mentre sull’energia abbiamo assistito a un vero e proprio disastro di politica industriale. Il governo e la sua maggioranza hanno sostenuto i grandi produttori, mettendo i bastoni tra le ruote alle fonti rinnovabili, penalizzando così milioni di consumatori e migliaia di imprese. Che si vedono aumentare in maniera costante la bolletta elettrica. Senza naturalmente contare i favori alle lobby del petrolio. Una su tutte il caso Total legato alla ex ministra Federica Guidi.
“A parole Renzi se la cava molto bene. Ma i fatti ci dicono un’altra cosa. Che fine ha fatto, ad esempio, il Green Act annuniato con un tweet il 2 gennaio 2015? Quello con cui Renzi avrebbe creato migliaia e miglia di nuovi posti di lavoro. Ve lo diciamo noi – affonda Girotto – non esiste nemmeno sulla carta. Mentre l’unico provvedimento vero che darà lavoro a centinaia di miglia di persone è la stabilizzazione dell’ecobonus. Guarda caso è il frutto di una nostra battaglia, durata tre lunghi anni”.
“Adesso è arrivato il momento di rivedere gli obbiettivi irrealistici e irraggiungibile indicati nel Def – conclude il senatore a 5 Stelle – ripensandoli nell’ambito di nuove politiche. Altrimenti il rischio – conti alla mano – è quello di vedere impennarsi la traiettoria del debito pubblico e piombare verso lo zero quella della crescita economica, così come è stato finora”.