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Il clima sotto scacco della Polonia. Ratifica accordo di Parigi in bilico

Dopo la ratifica dell’accordo di Parigi annunciata poche settimane fa da USA e Cina, l’UE si è “scoperta” in ritardo nel processo. L’accordo infatti entrerà in vigore 30 giorni dopo la ratifica di 55 Paesi che rappresentino il 55% delle emissioni globali. Finora 61 Paesi, per un totale del 47,9% delle emissioni, hanno siglato l’accordo.

Questo lascia presagire che entro il 2016, ad appena un anno dalla conferenza francese, l’accordo, ed i relativi impegni di riduzione, divengano operativi. La procedura normale prevede che l’UE possa aderire all’accordo solamente in seguito alla ratifica da parte dei 28 Stati membri ed al voto favorevole del Parlamento europeo. L’obbiettivo della riunione di venerdì 30 settembre è quello di rovesciare i termini, permettendo al Consiglio di siglare l’Accordo di Parigi a nome degli Stati membri e con l’accordo preventivo del Parlamento europeo.

Per questo serve comunque l’unanimità e la Polonia, con una lettera inviata alla presidenza slovacca, ha fatto sapere che darà il proprio consenso solamente in cambio di garanzie concrete per il futuro della propria industria estrattiva di carbone e lignite. Il negoziato si annuncia quindi difficile ma non impossibile, se si riuscirà a trovare un accordo sul carbone polacco – ma non solo…l’eventuale ratifica europea permetterà l’entrata in vigore dell’accordo parigino entro ottobre, trasformando la COP 22 di Marrakesh in un vero e proprio trampolino di lancio per le strategie globali di riduzione delle emissioni climalteranti.

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