Il fronte del SI al referendum costituzionale sfodera l’artiglieria pesante – è il caso di dirlo – e organizza un tour di quattro date sponsorizzato da Confindustria energia, Assomineraria, Assorinnovabili, Assoelettrica e Wec Italia. Ovvero il gota delle fonti fossili e la rappresentazione più sfacciata di un’industria pesante e inquinante. Ospite d’onore di uno degli incontri è – guarda caso – il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda, che non fa certo mistero delle sue simpatie per il vecchio establishment industriale.
D’altra parte anche la ministra Maria Elena Boschi, autrice della riforma insieme a Renzi e Verdini, poche settimane fa era affiancata dai rappresentanti di Assomineraria e Assopetroli ad uno degli incontri pubblici per il SI.
Questo referendum ha il merito di rivelare una volta per tutte i veri schieramenti in campo. Da una parte i potenti che hanno grandi interessi economici da difendere. Dall’altra la folta schiera di persone comuni che ne hanno le tasche piene dei continui inciuci tra politica e potere economico e che hanno invece a cuore il bene comune e il futuro energetico di questo Paese.
Perché ad una rapida lettura dei fatti, non possiamo non notare che il tentativo di Matteo Renzi di accentrare a sé tutti i poteri, e la sua politica energetica fortemente sbilanciate verso i grandi produttori di fonti fossili e inquinanti, assomigli molto a quella del neo presidente statunitense Donald Tump. Entrambi condividono la passione per il carbone, il petrolio e il gas.
Ma c’è molto di più dietro a questo importante appuntamento elettorale. Prima di tutto una battaglia culturale epocale in cui si mette in discussione il sano principio dell’equilibrio dei poteri. Accentrare tutto nelle mani di un uomo solo al comando, o tutt’al più di una manciata di ministri, è contrario ad ogni idea di ampia democrazia che aveva ispirato i padri fondatori della nostra Costituzione.
Oggi Renzi vuole limitare la partecipazione popolare. E proprio nel momento in cui abbiamo più bisogno di rendere protagonisti i cittadini nelle scelte fondamentali per il nostro futuro. Se oggi qualcuno vuole imporci un inceneritore vicino casa o una nuova TAV che distrugge l’ennesimo territorio, possiamo ancora dire di NO. Ma se vincerà il SI, invece, quella possibilità scomparirà come polvere al vento.
Non possiamo possiamo permetterci che questo avvenga. Oggi abbiamo una grande responsabilità. Ovvero lasciare ai nostri figli un’eredità più rinnovabile, pulita, sostenibile e giusta. Non un Paese lacerato dalla crisi economica creata a tavolino dai mercati finanziari e dai grandi attori della filiera del petrolio e del carbone.