E’ questo che dice in buona sostanza il rapporto sul gas azero pubblicato dal prestigioso Oxford Institute for Energy Studies, che giudica il mega progetto del gasdotto inutile sia da un punto di vista economico che disastroso da un punto di vista ambientale.
Il Trans Adriatic Pipeline approderà sulle coste della Puglia minacciando l’ambiente e il turismo locale.
Le conclusioni sono nette. Allo stato attuale e fino a a quella data, l’Azerbaijan non ha a disposizione le quantità necessarie all’esportazione di gas verso l’Europa. Fanno eccezione forse solo i Balcani, anche se i volumi disponibili sarebbero irrisori e non impatterebbero sul bilancio totale delle importazioni della regione. La produzione di gas azera, infatti, verrà assorbita in massima parte dal mercato interno, dalla Turchia e Georgia. L’opzione di acquistare gas turkmeno è anche nulla, per l’opposizione di Russia ed Iran alla costruzione del Trans Caspian Pipeline. Ne è convinto Roberto Ferrigno, esperto di politiche europee su energia e ambiente.
A quanto è dato sapere, ci sono discussioni in corso tra l’Azerbaijan e Gazprom per riattivare l’esportazione di gas russo verso il Paese. Non sarebbe un paradosso se, in ultima analisi, il gas che arrivasse nel TAP fosse quello di Gazprom? Se combiniamo le difficoltà di estrazione di ulteriori quantità di gas con gli attuali bassi livelli di prezzo, la costruzione del TAP si dimostra completamente inutile, anzi, economicamente ed ambientalmente distruttiva: il solito “lock-in” tanto caro alla Commissione europea, nell’ossessione di “diversificare le fonti di approvvigionamento” per ragioni esclusivamente geopolitiche piuttosto che energetiche. E per imporre la gabbia allo sviluppo di fonti ed infrastrutture rinnovabili.