Quella di oggi in Senato è una discussione fuori tempo, e di fatto inutile, dal momento che il ministro Padoan ha fatto le nomine già a marzo, fregandosene dei criteri e dei principi di trasparenza e onorabilità. Oggi il Senato discute e approva quei principi, ma il Governo deride l’aula col suo comportamento contraddittorio e incurante delle regole.
IL MIO INTERVENTO IN AULA DELL’11 MAGGIO 2017
Signor Presidente, colleghi, soprattutto cittadini, stiamo chiudendo la stalla quando i buoi sono già scappati. Credo conosciate tutti il significato di questa espressione: stiamo intervenendo ex post, dopo. Ha poco senso ed è sicuramente poco efficace questa discussione; si doveva tenere prima. Io comunque dichiaro da subito il nostro voto favorevole alla risoluzione proposta e curata con attenzione devo dire da parte del presidente Mucchetti, sulla quale la 10a Commissione ha trovato la piena condivisione, essendo stata votata all’unanimità, anche se pensiamo che avremmo potuto migliorarla ulteriormente. Stiamo, tuttavia, parlando a giochi fatti, quindi quello su cui vorrei soffermarmi è il comportamento contraddittorio del Governo rispetto alle indicazioni presentate dal Parlamento.
Le nomine sono state avanzate e quasi concluse anche nei consigli di amministrazione delle società, e invece dovevamo affrontare l’argomento prima del deposito, da parte del Ministero dell’economia e delle finanze, presso le sedi di ENAV, ENEL, Leonardo, Poste Italiane, delle liste per il rinnovo dei rispettivi organi sociali, così come avevamo sollecitato. Egualmente, considerata l’incapacità di ascolto del Governo rispetto a quanto espresso dalla 10a Commissione, ritengo che questa discussione in Assemblea, che, appunto, non servirà a cambiare le nomine, perché non è possibile, serva perlomeno per fare chiarezza e per far capire come il Governo non abbia ascoltato la sua maggioranza e il Parlamento nella gestione di questo passaggio.
Si tratta di un passaggio estremamente importante perché serve per rilanciare la politica industriale del Paese e, auspicabilmente, superare anche i livelli di corruzione e i conflitti d’interesse che hanno raggiunto da molti anni livelli inaccettabili. Tra l’altro, sui conflitti d’interesse aspettiamo ancora la concretizzazione di un’apposita legge promessa da sempre dal partito di maggioranza. Invece, riteniamo che non sia stato affrontato strutturalmente alcun problema; anzi, il Governo Gentiloni ha ceduto completamente alle necessità di Renzi di sistemare la sua corte di Firenze nelle società che sono le casseforti dello Stato, che gestiscono miliardi di soldi pubblici, semplicemente per organizzare la sua campagna elettorale.
La nostra valutazione sul quadro delle nomine è molto negativa. Nelle scelte non c’è stato nulla di politico. Il Governo non ha neanche ascoltato neanche la sua maggioranza. Il ministro Padoan avrebbe dovuto tenere il polso fermo e non essere pavido. Essendo il titolare del Tesoro, che è il primo azionista della maggior parte di queste aziende partecipate, avrebbe dovuto respingere una logica semplicemente spartitoria. Invece ha contribuito e sostenuto l’operazione per salvare gli interessi di cortile di Firenze. La cosa più grave l’ha fatta modificando le regole all’ultimo momento utile per poter rendere nominabile chi è già stato rinviato a giudizio per usura bancaria, come Alessandro Profumo, ex presidente del Monte dei Paschi di Siena e ora amministratore delegato di Leonardo SpA, e chi rischia di esserlo a breve, per concorso in corruzione internazionale per la presunta tangente in Nigeria, come Claudio Descalzi, confermato alla guida dell’ENI.
Noi su tali gravi aspetti e su questa modifica normativa arrivata all’ultimissimo momento utile attendiamo ancora, dal 6 aprile, la risposta a una nostra interrogazione. Non solo. Come Gruppo M5S, attendiamo che venga calendarizzata al più presto la mozione di sfiducia individuale presentata nei confronti del ministro Padoan. Fin qui ho espresso le nostre critiche su questa vicenda, ma le critiche non vengono solo da parte nostra. Ricordiamo infatti la presa di posizione sulla nomina di Alessandro Profumo da parte del fondo Bluebell partners, un hedge fund londinese che aveva già costretto il Monte dei Paschi a una rettifica di bilancio per il famigerato derivato Santorini.
Tale reazione si aggiunge a quella tenuta qualche giorno fa dal fondo sovrano della Norvegia, il braccio finanziario della Banca centrale di Oslo, la Norges Bank, che ha messo sotto osservazione il suo investimento in Leonardo SpA. La motivazione, è legata a «rischi inaccettabili» – così li definisce il fondo – «che la società contribuisca o sia responsabile di grave corruzione». Leonardo SpA, di cui il fondo controlla 1’1,53 per cento, è nel mirino del comitato etico che orienta le scelte di investimento del fondo sovrano per supposti episodi di corruzione. Questo cartellino giallo «per rischi di grave corruzione» è stato alzato anche per l’ENI, di cui il suddetto fondo è terzo azionista con l’1,72 per cento, e Saipem, quarto azionista con l’1,68 per cento, per i casi di presunta corruzione in Nigeria e Algeria.
Insomma, voi del Governo avete superato anche il metodo del famigerato manuale Cencelli della DC, dove almeno si ridistribuivano le nomine sulla base dei consensi delle diverse componenti politiche. Renzi, invece, vi ha spinto oltre ogni limite in un processo di accentramento eccessivo del potere. Altro che rottamatore!
D’altronde, se nel mondo reale l’accentramento economico-industriale procede su tutti i settori, dall’agrichimica alla logistica, dall’agricoltura alle GDO, come si può pretendere che una certa politica faccia diversamente? Fate però attenzione, perché questo accentramento di potere la maggioranza degli italiani lo ha già respinto in occasione del referendum sulla Costituzione, che appunto implicava un accentramento del potere; fate attenzione, perché viviamo in un Paese in cui si sente ancora bisogno di partecipare alle scelte e di indignarsi verso chi le vuole imporre.
Colleghi, abbiamo apprezzato molto i lavori svolti in Commissione industria, commercio, turismo, dai quali sono emerse diverse riflessioni. Abbiamo avuto modo di comprendere meglio la consistenza di queste società e l’importanza che rivestono le decisioni sulla scelta dei candidati nelle politiche economiche e industriali che le società influenzano. I contenuti presenti nella relazione di accompagnamento alla proposta di risoluzione indicano chiaramente che non si tratta solamente di una questione di nomine, in quanto l’argomento è più ampio e complesso. Parliamo di interessi strategici per la nazione e di società che occupano ruoli rilevanti nell’economia nazionale e internazionale in molti settori, come spazio, energia, trasporti e non solo. Parliamo naturalmente di occupazione.
Inoltre, consentitemi di parlare anche del tema dei lauti compensi degli amministratori che, per un questione di giustizia sociale ed etica, andrebbero senza mezzi termini ridotti. La politica dovrebbe dare l’esempio. La questione morale non è un optional, ma è fondamentale. Chi è chiamato a guidare società così importanti dovrebbe esso stesso dare l’esempio e la politica glielo dovrebbe per lo meno imporre.
Infine, abbiamo osservato con attenzione anche i dividendi, facilmente raggiungibili in alcune società grazie alla prevalenza e alla normazione delle attività regolate, che favoriscono capitali ormai non più italiani, ma di proprietà di fondi internazionali che incidono sulle scelte politiche strategiche del nostro Paese. Insomma, noi temiamo fortemente che questo giro di nomine non porterà ad alcun cambiamento.
L’intervento del rappresentante del Governo, vice ministro Morando, non ha entusiasmato l’Assemblea e neanche la maggioranza. In ogni caso, a cosa serve questo suo intervento, visto che tanto ne parleremo al prossimo giro tra diversi anni? I giochi qui sono già stati fatti.
Apprestiamoci quindi ad approvare con un nostro voto favorevole – da quanto ho sentito finora, il voto sarà quasi all’unanimità – una proposta di risoluzione che indica precisamente delle regole e dei principi che – ricordiamolo – il ministro Padoan non ha rispettato. Questo è un motivo sufficiente per continuare subito i lavori in Aula con la discussione della mozione di sfiducia individuale che il Movimento 5 Stelle ha presentato nei confronti del ministro Padoan, chiedendone le dimissioni.