L’avevamo denunciato quasi un anno fa e ora i numeri ci danno ragione: il nuovo meccanismo di contabilizzazione dei certificati bianchi favorisce solo i grandi investimenti penalizzando i progetti di efficienza più piccoli e diffusi sull’intero territorio nazionale. L’effetto più immediato e visibile riscontrato è l’aumento del costo dei certificati, in gran parte scaricato sui consumatori, schizzato in alto fino a toccare i 350 euro. Ora è il momento di rivedere quel meccanismo.
E bisogna falo subito se non vogliamo stravolgere le regole comunitarie che dicono di non incentivare gli investimenti che si sarebbero fatti comunque anche in assenza di aiuto. In questo modo, il nostro paese sostiene invece chi ha già grandi capacità di investimento, lasciando indietro tutti quei consumatori e piccoli operatori che (e sono tanti) che vorrebbero cambiare sistema energetico dal basso e che per farlo hanno bisogno di aiuto. Inoltre l’esplosione dei costi dei Certificati Bianchi ci è costata 700 mln nel 2016. Le stime del GSE parlano di 1,5 mld quest’anno per toccare il picco di 1,7 mld/anno nel prossimo biennio. Il Ministero deve intervenire. Ma in particolare, la riforma intrapresa non doveva mettere in queste condizione il mercato. Perché, ricordiamolo ancora una volta, a pagare saranno i consumatori. Inoltre, a causa della mancata regolamentazione da parte dell’Autorità per l’energia, si impedisce una volta di più a consumatori e piccole imprese di partecipare al mercato elettrico attraverso l’uso di aggregatori. È intollerabile che l’Italia non si sia ancora dotata di meccanismi di produzione dal basso, come chiedono le istituzioni europee e in linea con gli accordi internazionali. Chiediamo quindi al ministro di valutare l’ipotesi di revocare la delega all’Autorità che non ha ancora attuato le misure previste nel decreto legge 102/2014.
E infine quali sono dunque le dinamiche che stanno determinando gli incrementi ingiustificati della spesa di consumatori e piccole imprese per i certificati bianchi, impedendo loro di fatto l’accesso a questo mercato in un contesto in cui si verifica una chiara situazione di eccesso della domanda rispetto all’offerta? Ci aspettiamo che il ministro Calenda risponda al più presto e con chiarezza alle nostre domande. In gioco c’è il futuro di una fetta di mercato determinante per dare impulso alle buone pratiche di efficienza energetica, fondamentali per allinearsi con gli accordi internazionali sul clima e per lo sviluppo di un’economia circolare che favorisce la creazione di nuovi posti di lavoro.