Il M5S si opporrà con ogni forza per far saltare il tentativo del Pd di sistemare i propri uomini nei posti di comando strategici prima delle elezioni. È in corso un blitz, nella legge di bilancio all’esame della commissione Bilancio del Senato, con un emendamento ritenuto ammissibile che allarga la composizione del collegio dell’Autorità per l’energia (AEEGSI) da tre a cinque membri ed estende la competenza anche ai rifiuti. L’incremento comporterà altre due retribuzioni da 240 mila euro l’anno ed altre spese a carico dei consumatori attraverso le bollette per la fornitura dei servizi dell’acqua, della luce e del gas. Con questo emendamento il Pd appare più preoccupato ad occupare poltrone che a sistemare il caos sulla tassa rifiuti (scoperto dal M5S), che sta mettendo in difficoltà molti comuni e che ha colpito milioni di famiglie italiane costrette a pagare fino al doppio di quanto dovuto. Ora che temE di perdere le elezioni, il Partito Democratico cerca di salvare il salvabile. Insieme a Gianluca Castaldi abbiamo criticato con forza l’emendamento Santini alla legge di Bilancio.
L’emendamento Pd non è condivisibile né nel merito né nel metodo. Il collegio resta in carica sette anni: la sua scadenza naturale è prevista a febbraio 2018. Che fretta c’è di cambiare le cose a soli a tre mesi dalla scadenza? La risposta è semplice: allargando il collegio a cinque membri il Pd avrebbe il vantaggio di fare un inciucio con gli altri schieramenti per spartirsi le nomine. Con gli attuali tre componenti sarebbe più difficile escludere il M5S da un ragionamento sui contenuti per il raggiungimento di un accordo.
Considerata l’importanza del ruolo e delle competenze che l’AEEGSI riveste è necessario, oltre che opportuno, che la scelta del prossimo collegio sia fatta dal nuovo Parlamento, così che l’indirizzo politico dell’Autorità sia coerente e rappresentativo dei nuovi equilibri voluti dagli elettori. Infatti, la nomina del collegio con la composizione parlamentare attuale, caratterizzata dai cambi di casacca, oltre a non rappresentare la volontà elettorale (viziata da una rappresentanza parlamentare basata su una legge elettorale giudicata incostituzionale) attribuirebbe all’Autorità un indirizzo non coerente rispetto alla composizione politica che verrà determinata da nuove elezioni.