L’Agenzia Federale dell’Ambiente Tedesca (UBA – UmweltBundesamt), ha pubblicato un aggiornamento sulle proprie stime dei danni economici derivanti dall’emissione di inquinanti nell’atmosfera. I danni analizzati sono quelli relativi alla salute umana, alla perdita degli ecosistemi, all’estinzione di specie animali e vegetali, diminuzione della produzione industriale, dei raccolti agricoli e danni a case e palazzi e infrastrutture. Sulla base di tale analisi, ogni tonnellata di CO2 nell’atmosfera ha oggi un costo, per tutti noi, pari a 180 euro, che salirà a 205 euro nel 2030 e a 240 euro nel 2050. La stima di tali danni è stata effettuata utilizzando l’unità di misura della CO2e (o CO2eq, ovvero CO2 equivalente): se la CO2, ovvero l’anidride carbonica, è universalmente conosciuto come il gas serra per definizione, non si può dimenticare l’elevato numero di altri, pericolosi inquinanti, che vengono quotidianamente emessi: dal metano all’ozono alle polveri sottili (anche dette polveri fini o particolato). Ebbene, la CO2e misura l’impatto di ognuno di questi inquinanti rispetto alla medesima quantità di anidride carbonica, per quanto riguarda l’effetto di tali inquinanti sul clima. Ma lo studio dell’UBA non si limita a identificare un prezzo per i danni causati da ogni tonnellata di CO2e: esso, infatti, misura i costi dei danni ambientali generali, (dunque, non soltanto relativi agli effetti deigas serra), di numerosi inquinanti. Ad esempio, tali costi sono valutati in 41.200 (quarantunomiladuecento) euro per ogni tonnellata di polveri sottili classificate come PM10 (ovvero in grado di penetrare le vie respiratorie superiori – dal naso alla laringe) e in 58.400 (cinquantottomilaottocento) euro per ogni tonnellata di polveri sottili classificate come PM2.5 (ovvero in grado di penetrare sino ai bronchi). Le polveri sottili classificate come PM10 risultano avere, quali settori maggiori contribuenti alle emissioni, nell’ordine: usi commerciali, istituzionali e casalinghi (35%); processi industriali (28,6%); trasporto stradale (10,8%); agricoltura (8%). Invece, le PM2.5 hanno, quali settori maggiormente contribuenti, nell’ordine: usi commerciali, istituzionali e casalinghi (50,4%); trasporto stradale (16,1%); processi industriali (9%); uso industriale dell’energia (8,3%). Per quanto concerne l’ossido di azoto e le miscele dello stesso (NOx), i danni provocati da ogni emissione di una tonnellata di tale inquinante sono quantificati in 17.930 (diciassettemilanovecentotrenta) euro a tonnellata. I settori che maggiormente contribuiscono alle emissioni di tale inquinante risultano essere, nell’ordine: trasporto stradale (40,5%); produzione e distribuzione di energia (22,5%); usi commerciali, istituzionali e casalinghi (12,8%); uso industriale dell’energia (12,6%). Lo studio dell’UBA analizza anche i danni causati dall’anidride solforosa (SO2), quantificandoli in 15.040 (quindicimilauqaranta) euro a tonnellata. I settori che maggiormente contribuiscono alle sue emissioni risultano essere, nell’ordine: produzione e distribuzione di energie (58,1%); uso industriale dell’energia (20,4%); usi commerciali, istituzionali e casalinghi (15,2%). Infine, riporto un’ulteriore inquinante analizzato dall’UBA, ovvero l’ammoniaca (NH3), che vede come settore immensamente dominante nelle emissioni quello agricolo (93,4%). I danni derivanti dall’emissione di una tonnellata di tale inquinante sono stati quantificati in 32.000 (trentaduemila) euro.
Si tratta di numeri estremamente rilevanti, soprattutto quando rapportati alle emissioni totali presenti in Italia. Basti pensare agli ultimi dati ISPRA, riferiti all’anno 2016, che riportano emissioni di NOx pari a 761.000 (settecentosessantunomila) tonnellate. Ebbene, utilizzando le stime dell’UBA, tali emissioni hanno causato, nel 2016, danni pari a oltre 13 miliardi e mezzo di euro. Per quanto concerne le emissioni di PM2.5, con emissioni pari a 162.000 (centosessantaduemila) tonnellate, i danni ammontano a quasi 9 miliardi e mezzo di euro. Per le emissioni di PM10, con emissioni pari a 193.000 (centonovantatremila) tonnellate, quasi 8 miliardi di euro. Per quanto riguarda, invece le emissioni di NH3, pari a 382.000 (trecentottantaduemila) tonnellate, i danni nel 2016 ammontano a oltre 12 miliardi di euro. La somma totale dei danni appena riportato risulta superiore ai 40 miliardi di euro, ovvero il medesimo costo della manovra contenuta nella legge di bilancio attualmente in discussione presso il Parlamento. Solo con simili accostamenti è possibile capire quale enorme effetto negativo abbiano le emissioni inquinanti e quanto sia, ora più che mai, necessario agire con tempismo per ridurre il nostro impatto ambientale.
Ciò nonostante, il sistema di scambio europeo ETS (Emission Trading System), che obbliga una parte di coloro i quali emettono inquinanti ad acquisire quote per ogni tonnellata di CO2e emessa, vede il prezzo per quota a 20 euro, ben 160 euro in meno delle stime dell’UBA. Non solo: tale sistema risulta coprire solamente il 45% delle emissioni di gas serra, lasciando dunque il 55% non soggetto ad alcun costo. Come visto, i danni ambientali e sociali sono giganteschi e molti nostri concittadini li sperimentano, purtroppo, direttamente: sotto forma di patologie, anche mortali, o di aumento della frequenza e violenza di fenomeni climatici straordinari, o semplicemente di ridotta qualità della vita a causa dell’inquinamento, la situazione non è più sopportabile. Per questo stiamo lavorando, a partire proprio dalla legge di bilancio, per ridurre sempre di più le emissioni inquinanti del nostro paese e studiare soluzioni per far sì che il principio “chi inquina paga” sia rispettato e applicato nel nostro paese.
Gianni Girotto
Presidente 10° Commissione del Senato – Industria, Commercio e Turismo
Convenzione Metodologica 3.0 UBA (novembre 2018)
Rapporto su PM10 e PM2.5 dell’Agenzia Ambientale Europea
Rapporto su NOx dell’Agenzia Ambientale Europea
Rapporto su SO2 dell’Agenzia Ambientale Europea