Cosa è il retrofit elettrico dei veicoli?
Il retrofit di un veicolo indica, in generale, l’installazione di una parte, tecnologia o funzionalità che lo stesso non possedeva in origine; il retrofit elettrico, in particolare, permette di convertire un veicolo a motore a combustione interna in un veicolo a motore elettrico e viene anche definito “riconversione elettrica”.
In Italia, il retrofit dei veicoli è stato regolato, innanzitutto, dal decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, art. 17-terdecies, il quale consente la trasformazione di veicoli a motore a combustione interna in veicoli a motore elettrico o ibrido (a combustione interna/elettrico) appartenenti alle seguenti categorie:
– L1 (veicoli a due ruote di cilindrata inferiore a 50cc e con velocità inferiore a 45 km/h);
– L3 (veicoli a due ruote di cilindrata superiore a 50cc e con velocità superiore a 45 km/h);
– L2 (veicoli a tre ruote di cilindrata inferiore a 50cc e con velocità inferiore a 45 km/h);
– L4 (veicoli a tre ruote asimmetriche rispetto all’asse longitudinale mediano di cilindrata superiore a 50cc e con velocità superiore a 45 km/h);
– L5 (veicoli a tre ruote simmetriche rispetto all’asse longitudinale mediano di cilindrata superiore a 50cc e con velocità superiore a 45 km/h);
– L6 (quadricicli leggeri);
– L7 (quadricicli diversi);
– M1 (veicoli destinati al trasporto di persone, aventi al massimo otto posti a sedere oltre al sedile del conducente);
– M2 (veicoli destinati al trasporto di persone, aventi più di otto posti a sedere oltre al sedile del conducente e massa massima non superiore a 5 t);
– M3 (veicoli destinati al trasporto di persone, aventi più di otto posti a sedere oltre al sedile del conducente e massa massima superiore a 5 t);
– N1 (veicoli destinati al trasporto di merci, aventi massa massima non superiore a 3,5).
Al fine di poter procedere al retrofit di tali veicoli, ai sensi dell’art. 75 del Nuovo Codice della Strada, sono necessari specifici decreti ministeriali del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (MIT), per l’approvazione nazionale dei sistemi, componenti ed entità tecniche, nonché le idonee procedure per la loro installazione quali elementi di sostituzione o di integrazione di parti dei veicoli, su tipi di autovetture e motocicli nuovi o in circolazione. Finora, il MIT ha pubblicato il decreto ministeriale n. 219 del 2015, che introduce il “Regolamento recante sistema di riqualificazione elettrica destinato ad equipaggiare autovetture M e N1”.
Il nostro lavoro per lo sviluppo della filiera del retrofit elettrico
Il Movimento 5 Stelle ha, fin dalla sua fondazione, perseguito lo sviluppo della mobilità sostenibile, al fine di arrivare all’esclusivo utilizzo di mezzi di trasporto che inquinino il meno possibile. Ovviamente, per “inquinamento” non dobbiamo soltanto pensare alle emissioni dai veicoli durante la marcia, ma anche a quelle relative al ciclo di produzione del veicolo, a partire dall’estrazione e produzione delle varie materie prime – oltre che, ovviamente, le emissioni relative alla produzione del carburante utilizzato, dal diesel all’elettricità. Sotto questo punto di vista, il retrofit elettrico ha un duplice vantaggio: da un lato, garantisce l’azzeramento delle emissioni allo scarico; dall’altro, permette di minimizzare l’impatto inquinante, prolungando la vita utile di un veicolo (come ricordato anche da Beppe Grillo in un articolo del 2019). Come visto, esistono già alcune norme che regolano tale mercato, tuttavia è necessario garantire che la relativa filiera si sviluppi il più possibile sul territorio italiano, sia per quanto riguarda la produzione di kit di retrofit, sia per la formazione di installatori autorizzati.
Per questo, sto lavorando sin dal mio insediamento quale Presidente della 10a Commissione del Senato Industria, Commercio e Turismo, assieme al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti (MIT), al fine di emanare, finalmente, il decreto ministeriale che regoli la riqualificazione elettrica dei veicoli appartenenti alla categoria L (tutte le tipologie, da L1 a L7 compresi). Sono fiducioso rispetto al fatto che tale emanazione possa avvenire al più presto.
Inoltre, ho in precedenza presentato una proposta emendativa finalizzata ad allargare la possibilità di retrofit elettrico anche per i veicoli appartenenti alle categorie N2 e N3, ovvero:
– N2: veicoli destinati al trasporto di merci, aventi massa massima superiore a 3,5 t, ma non superiore a 12 t;
– N3: veicoli destinati al trasporto di merci, aventi massa massima superiore a 12 t.
Nonostante tale proposta sia stata, al momento, respinta, ho intenzione di ripresentarla, perché sono convinto che il retrofit elettrico di simili veicoli presenti un interessantissimo rapporto costi/benefici e possa contribuire al necessario abbattimento delle emissioni di uno dei settori dei trasporti maggiormente inquinanti.
Infine, il collega portavoce Daniele Pesco, senatore presso la 5a Commissione del Senato (Bilancio), ha presentato un emendamento alla legge di conversione del cosiddetto Decreto Agosto, recentemente approvata. L’emendamento ha introdotto un bonus per la riconversione elettrica di veicoli appartenenti alle categorie M e N1, fino a 3.500 euro e al 60% del costo di riqualificazione, oltre a una contributo del 60 % rispetto alle spese relative all’imposta di bollo per l’iscrizione al pubblico registro automobilistico (PRA), all’imposta di bollo e all’imposta provinciale di trascrizione. Una simile previsione si va a iscrivere tra i contributi già introdotti per sviluppare la mobilità verde.
Il futuro del retrofit elettrico
Il Movimento 5 Stelle sta lavorando per adottare i giusti strumenti normativi affinché quella del retrofit elettrico divenga una filiera produttiva sempre più rilevante sul territorio italiano, così da contribuire alla decarbonizzazione e a una sempre più capillare diffusione di veicoli non inquinanti – come visto sopra, in questo caso, sotto molteplici aspetti. Il retrofit elettrico può inoltre introdurre un’ulteriore opzione al passaggio a un veicolo elettrico anche a coloro che magari non possono permettersi l’acquisto di un veicolo elettrico nuovo, soprattutto in caso di estensivo sviluppo del mercato e conseguente abbassamento dei relativi costi. In tal modo, esso potrà costituire, oltre che uno strumento nella lotta ai cambiamenti climatici, anche un mezzo di lotta alle ineguaglianze sociali.