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Inchiesta Grafica Veneta: un dovere contrastare sfruttamento sul lavoro

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Presentata interrogazione parlamentare per far luce sulla vicenda che ha coinvolto Grafica Veneta e valutare azioni necessarie a contrastare caporalato e sfruttamento sul lavoro

Non si può restare in silenzio sull’inchiesta per sfruttamento sul lavoro e caporalato che vede coinvolti la Grafica Veneta S.p.A. di Trebaseleghe (PD), maggiore stampatore italiano di libri, e B.M. Services sas, società con sede in Lavis (TN) attiva nel campo del confezionamento e finissaggio di prodotti per l’editoria. Così come non si può non pensare a quali azioni e iniziative intraprendere, a partire da quelle di tutela dei diritti sindacali e della sicurezza sul lavoro. È quanto chiedo nell’interrogazione parlamentare che ho rivolto, insieme ai colleghi Senatori Orietta Vanin, Iunio Valerio Romano, Barbara Guidolin e Giovanni Endrizzi, ai Ministri del Lavoro e delle politiche sociali, dell’Interno e degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, in riferimento a fatti sui quali sta indagando la Procura della Repubblica di Padova.

Come riportato da diversi organi di informazione, nel maggio 2020 hanno avuto inizio le indagini, quando a Piove di Sacco (PD) è stato trovato un cittadino pakistano legato con le mani dietro la schiena e lesioni sul corpo chiaramente derivanti da pregresse percosse. In seguito a successive segnalazioni, sono emersi casi simili, in cui le vittime, sempre cittadini pakistani, erano tutte dipendenti della B.M. Services sas, società di proprietà di due cittadini italiani di origine pakistana, che forniva manodopera ad alcune aziende di grosse dimensioni ubicate nel Nord Italia, tra cui Grafica Veneta S.p.A.. Dalle indagini è emerso che, nonostante i titolari della B.M. Services sas assumessero connazionali per brevi periodi stipulando regolari contratti di lavoro, nella realtà dei fatti gli operai sarebbero stati sfruttati senza alcuna tutela e sottoposti a un sistema estorsivo, con intimidazioni che si estendevano anche alle famiglie nel Paese di origine. All’epoca dei fatti, le vittime lavoravano nei locali della Grafica Veneta S.p.A. che, sempre secondo quanto emerso dalle attività investigative, aveva piena coscienza di una buona parte delle attività sopra descritte.

Non solo si tratta di una barbarie sulla quale è necessario fare luce, una barbarie avvenuta solo perché i lavoratori coinvolti avevano espresso la volontà di rivolgersi a un sindacato per tutelare i propri diritti, ma anche di uno dei tanti casi, come ce ne sono altri, che alimenta un’economia del sommerso e dell’illegalità. Oltre a far luce sulla vicenda e valutare quali siano le azioni da mettere in campo per contrastare uno sfruttamento che non rispetta non solo i diritti dei lavoratori, ma il genere umano, ai Ministri interrogati, nell’ambito delle rispettive competenze, chiediamo anche se non sia il caso di creare un organismo consultivo che veda la partecipazione dei rappresentanti delle comunità dei migranti maggiormente esposte allo sfruttamento e all’illegalità in ambito lavorativo (LEGGI ANCHE: Lavoro: Dl Dignità funziona, da Veneto definitiva conferma). A nostro avviso, le attività investigative dovrebbero estendersi anche alle intimidazioni ricevute dalle famiglie dei lavoratori in Pakistan, cooperando con le autorità locali per rivelare l’eventuale rete illecita di contatti che i titolari della B.M. Services sas avrebbero nel Paese.

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