
Comunità Energetiche
Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 30-11-21, del decreto legislativo di attuazione della Direttiva UE 2018/2001 (la c.d. “RED2”) si è compiuto l’atteso passo avanti che consentirà alla Comunità Energetiche Rinnovabili di dispiegare tutto il loro potenziale. Ad oggi (metà dicembre 2021) tuttavia, mancando i “decreti attuativi” che devono determinare alcuni aspetti di dettaglio, rimane in vigore ancora il regime normativo attuale. Se non vi saranno ritardi, i suddetti decreti attuativi dovrebbero essere emanati entro 90gg.
Pertanto, in questo lasso di tempo, rimane in vigore il decreto ministeriale “Incentivi” del Ministero dello Sviluppo Economico in attuazione dell’articolo 42-bis del decreto legge 30 dicembre 2019, n. 162 (convertito con modificazioni dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8), per la creazione e gestione delle Comunità Energetiche Rinnovabili.
L’Italia pertanto è tra le primissime nazioni europee ad aver disciplinato il recepimento della Direttiva RED II rendendo possibile la condivisione dell’energia elettrica prodotta da impianti alimentati a fonti rinnovabili tra più cittadini, i consumatori di energia elettrica potranno associarsi per realizzare configurazioni di Autoconsumo collettivo e Comunità energetiche.
Si tratta di una possibilità che non esisteva in precedenza, poiché sussisteva il limite normativo per cui l’energia prodotta da un impianto alimentato da fonte rinnovabile fosse autoconsumata al massimo dall’utente presso il quale l’impianto era installato, e che rivoluziona il sistema energetico del nostro Paese.
Adesso privati cittadini, attività produttive ed enti pubblici possono costituire comunità e usufruire dei vantaggi a esse connessi.
È tempo, dunque, di iniziare a promuoverle sui territori.
Sul versante pubblico, infatti, stiamo sostenendo una mozione rivolta ai rappresentanti eletti nelle istituzioni locali, affinché si impegnino per incoraggiare sui propri territori di competenza politiche sociali attive che coinvolgano i cittadini nella promozione e nella creazione di tali configurazioni.
Sarà, dunque, auspicabile che le istituzioni locali predispongano appositi sportelli informativi per mettere a disposizione dei cittadini tutte le informazioni necessarie alla realizzazione di tali configurazioni.
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COMUNITÀ ENERGETICHE
Le Comunità energetiche e l’Autoconsumo collettivo sono la possibilità, sino a febbraio 2020 fa irrazionalmente vietata dalle leggi sino ad allora vigenti, per famiglie (in condomini o in singole unità abitative), Enti Pubblici e imprese di attivarsi per produrre e autoconsumare localmente e “collettivamente” l’energia prodotta da impianti di energia rinnovabile, entrati in esercizio dopo il 1 marzo 2020.
Può sembrare complicato, ma il loro funzionamento è molto semplice. È simile a quello della creazione degli orti grazie ai quali i cittadini si autoproducono beni di consumo (ortaggi, spezie, frutta) risparmiando per l’acquisto della spesa giornaliera.
Il quadro regolatorio attuale individua due tipologie di configurazioni:
AUTOCONSUMO COLLETTIVO, che può essere attivato da famiglie e altri soggetti che si trovano nello stesso edificio o condominio, purché i soggetti diversi dalle famiglie non producano energia come attività principale;
COMUNITÀ ENERGETICHE, cui possono partecipare persone fisiche, piccole e medie imprese, enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, ubicati in un perimetro più ampio rispetto a quello di un unico edificio, purché siano tutti collegati alla medesima cabina di trasformazione dell’energia di media/bassa tensione e la partecipazione alla Comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e industriale principale.
Cittadini, Enti pubblici e Pmi possono quindi attivarsi collettivamente anche attraverso consistenti strumenti di incentivazione (Superbonus, incentivo dedicato e detrazioni fiscali) per produrre e consumare energia tra loro, riducendo i costi della bolletta elettrica, alimentando la crescita economica sostenibile e abbattendo le emissioni inquinanti e i conseguenti impatti ambientali e sanitari. Di fatto spostando le marginalità economiche del sistema energetico verso gli aderenti delle configurazioni e limitandone gli impatti.
La costituzione di queste nuove realtà locali di produzione e consumo distribuito è in grado di generare benefici strutturali diretti e indiretti, che determinano la riduzione dei costi dell’energia elettrica degli utenti che ne faranno parte, ovvero l’investimento in progetti no profit per la povertà energetica o comunque di carattere sociale o ambientale sul territorio. L’opportunità che tali configurazioni offrono riguarda la possibilità di autoconsumare immediatamente in prossimità dell’impianto l’energia autoprodotta, anziché veicolarla nelle grandi reti di distribuzione e trasmissione, facendo diminuire i costi di gestione e infrastrutturazione delle reti e i relativi impatti ambientali.
I benefici per i membri aderenti a tali configurazioni, in termini di riduzione dei costi in bolletta di alcune tariffe derivanti dal minor utilizzo del sistema elettrico, sono stati quantificati dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) in una consultazione pubblica e saranno meglio definiti e probabilmente incrementati in seguito al monitoraggio di queste configurazioni innovative (affidato ad RSE – Ricerca sul Sistema Energetico) nel quadro del completamento normativo complessivo attraverso il pieno recepimento della direttiva RED II. Tali benefici verranno erogati in un unico conguaglio, con un meccanismo semplice gestito dal Gestore dei Servizi Elettrici (GSE).
L’autoproduzione e l’autoconsumo di energia in queste configurazioni può avvenire anche usando gli spazi del vicino e/o altre aree idonee nelle vicinanze: una sostanziale novità che consente non al singolo soggetto, ma a tutti i membri della comunità di condividere e utilizzare l’energia prodotta da questi “impianti di vicinato” (anche condominiali), garantendo in questo modo la possibilità di arrivare fino al 100% di energia autoconsumata.
Per la realizzazione delle configurazioni di autoconsumo collettivo è possibile accedere anche al Superbonus del 110%.
Il decreto “Incentivi” emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico, inoltre, definisce una tariffa incentivante che verrà erogata dal GSE ed è volta a premiare entrambe le configurazioni. La tariffa incentivante è strutturata per promuovere l’autoconsumo, anche tramite l’impiego dei sistemi di accumulo. Infatti, la tariffa premia solo la quota parte di energia elettrica prodotta e autoconsumata virtualmente e sarà pari rispettivamente a:
- 100 €/MWh per le configurazioni di autoconsumo collettivo;
- 110 €/MWh per le Comunità energetiche rinnovabili.
Fra l’incentivo MISE, il contributo di ARERA e il PUN (il prezzo all’ingrosso risparmiato dell’energia autoconsumata), si arriverà a un valore di 150-160 €/MWh sull’energia autoconsumata da impianti a fonti rinnovabili: si tratta di un valore pari ad oltre 3 volte il normale prezzo “all’ingrosso” dell’energia (circa 50 €/MWh), che spingerà quindi le configurazioni ad orientare i propri consumi in maniera virtuosa e sostenibile per massimizzare l’autoconsumo in loco.
Tutto ciò sosterrà lo sviluppo di ulteriori filiere industriali: efficienza, stoccaggi, smart home e domotica, tecniche e tecnologie per l’uso razionale dell’energia.
È importante far presente che, per gli impianti fotovoltaici che accedono al 110%, la tariffa incentivante è riconosciuta sulla produzione dovuta alla potenza eccedente quella ammessa al Superbonus (20 kW di potenza). I condomini che faranno interventi di isolamento termico o sostituzione di impianti di climatizzazione con salto di due classi, infatti, potranno avere sull’impianto fotovoltaico la superdetrazione nonché il ritiro dedicato dell’energia immessa in rete, oltre a ricevere gli sconti applicabili sulle componenti della bolletta individuate da ARERA.
Ricordiamo che nel DL rilancio sono state inserite anche altre importanti novità che riguardano le Comunità energetiche:
- non costituiranno svolgimento di attività commerciale abituale, con la conseguente riduzione delle pratiche burocratiche per la sua creazione (praticamente quasi nulle) e operatività;
- l’estensione da 20 a 200 kW della detrazione fiscale del 50% per gli impianti a fonti rinnovabili, per un ammontare complessivo di spesa non superiore ai 96.000 euro che è cumulabile con la tariffa incentivante.
Gli Enti pubblici, inoltre, potranno cumulare la tariffa incentivante anche con altri incentivi (Fondo Kyoto, risorse per efficienza, etc).
Questo modello sarà implementato e conoscerà nuovi sviluppi con il recepimento della RED II (giugno 2021).
Si tratta di una scelta politica, economica e industriale che, sostenuta da tutta questa serie di strumenti, consentirà a imprese e famiglie di partecipare attivamente all’autoproduzione di energia e intervenire nella riqualificazione energetica strutturale del proprio edificio. Una scelta che attiverà numerosi investimenti a sostegno della domanda interna del Paese e stimolerà la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro (green jobs), non solo nel comparto edile, ma anche in quello industriale e artigianale. Secondo il gruppo Energy & Strategy del Politecnico di Milano, la diffusione al 2025 di 26.000 mila comunità (composte da circa 750.000 utenze domestiche e 150.000 utenze non domestiche) creerà 6.500 nuovi posti di lavoro diretti e, lungo l’intera vita utile, determinerà benefici complessivi per gli utenti delle energy community pari a 1,4 miliardi di € al netto dei sistemi di incentivazione, di cui 540 mln € per i costi di distribuzione e trasmissione, con una riduzione delle perdite di rete per autoconsumo pari a 74 GWh e una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 25,6 mln ton (corrispondenti a circa 500 mln € con CO2 a 20 €/ton).
Per gli enti locali, la tariffa incentivante per le configurazioni di comunità energetiche e autoconsumo collettivo è cumulabile con altre misure di sostegno per la realizzazione di interventi di efficientamento energetico per le pubbliche amministrazioni, tra i quali:
FONDO KYOTO
Il Fondo rotativo per l’attuazione del Protocollo alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto l’11 dicembre 1997 prevede finanziamenti, di durata massima pari a 20 anni, a tasso agevolato ai soggetti pubblici che, nella sua quarta iterazione, erano destinati al finanziamento di interventi di incremento dell’efficienza energetica degli edifici scolastici, ivi inclusi gli asili nido, e universitari negli usi finali dell’energia e di efficientamento e risparmio idrico, ai sensi dell’art. 9 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91. Il decreto interministeriale 14 aprile 2015 individua e disciplina i criteri, e le modalità di concessione, erogazione e rimborso dei citati finanziamenti a tasso agevolato. I relativi bandi di finanziamenti sono gestiti da CDP S.p.A.
Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha firmato a ottobre 2020 un nuovo decreto interministeriale che rinnova l’impiego delle risorse rimanenti a seguito dell’espletamento dei bandi da parte di CDP S.p.A.
CONTRIBUTI AI COMUNI PER LA REALIZZAZIONE DI PROGETTI RELATIVI A INVESTIMENTI NEL CAMPO DELL’EFFICIENTAMENTO ENERGETICO E DELLO SVILUPPO TERRITORIALE SOSTENIBILE
L’articolo 30 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34 (cosiddetto Decreto Crescita) prevede contributi a fondo perduto ai comuni per interventi di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile. In particolare, essi sono destinati al finanziamento di:
● interventi di efficientamento energetico, tra cui efficientamento dell’illuminazione pubblica, risparmio energetico degli edifici pubblici, installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili;
● interventi di sviluppo territoriale sostenibile tra cui mobilità sostenibile, adeguamento e messa in sicurezza di scuole, edifici pubblici e patrimonio comunale, abbattimento delle barriere architettoniche.
Tramite il decreto direttoriale del Ministero dello Sviluppo Economico – Direzione Generale per gli Incentivi alle Imprese del 10 luglio 2019 sono state disciplinate le modalità di attuazione della misura, incluse quelle delle richieste da rivolgere allo stesso Ministero dello Sviluppo Economico per l’erogazione del contributo.
Anche l’articolo 1, comma 29 della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (Legge Bilancio 2020) prevede contributi a fondo perduto ai Comuni per simili interventi di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile. Tramite alcuni atti del Ministero degli Interni, ovvero il decreto del Capo Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali del 14 gennaio 2020, il decreto del Capo Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali del 30 gennaio 2020 e il decreto del Capo Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali dell’11 novembre 2020, è stato definito l’importo assegnato a ciascun Comune, stabilito l’obbligo di inizio dei lavori entro il 15 settembre 2021 e regolate le modalità di rendicontazione, monitoraggio e revoca dei contributi.
PIANO NAZIONALE RIPRESA E RESILIENZA (PNRR)
Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica), Componente 2 (Energia rinnovabile, idrogeno, rete e transizione energetica e mobilità sostenibile) Investimento 1.2 (Promozione rinnovabili per le comunità energetiche e l’autoconsumo), prevede un investimento di 2,20 miliardi di euro per la realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile in piccoli centri. L’investimento punta a individuare, infatti, Pubbliche Amministrazioni, famiglie e microimprese in Comuni con meno di 5.000 abitanti, sostenendo così l’economia dei piccoli Comuni, spesso a rischio di spopolamento, e rafforzando la coesione sociale.
FONDI STRUTTURALI E DI INVESTIMENTO EUROPEI
Oltre metà dei fondi previsti dall’Unione Europea sono erogati tramite i fondi strutturali. Particolarmente rilevante risulta il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). Le amministrazioni comunali risultano, subito dopo le imprese private, tra i maggiori beneficiari di tali fondi, che spesso garantiscono contributi a fondo perduto, con percentuali variabili di contribuzione massima. Tra i cinque obiettivi tematici per la prossima programmazione dei fondi strutturali (2021-2027) rientra anche quello di realizzare “un’Europa più verde e a basse emissioni di carbonio”. La concessione dei fondi avviene primariamente tramite bandi regionali relativi a Programmi Operativi (PO) recanti priorità e azioni da realizzare a livello territoriale, coerenti con l’Accordo di Partenariato (AP) nazionale.
Il GSE supporta, anche attraverso iniziative di informazione, gli enti locali che possono richiedere chiarimenti e informazioni sull’autoconsumo collettivo e le comunità energetiche rinnovabili. in caso di necessità, è possibile visitare il portale di supporto del GSE S.p.A. e l’area dell’assistenza clienti dedicata.
Enormi le ricadute sul lato pratico. Pensiamo solo al fatto che in Italia ci sono 20 milioni di privati cittadini che vivono all’interno di 1,2 milioni di condomini, nella maggior parte dei casi piuttosto vecchi, e che sprecano più della metà delle loro bollette. Adesso, grazie alla somma tra Superbonus, Comunità Energetiche, Autoconsumo collettivo, detrazioni fiscali e sconto delle componenti in bolletta, siamo in grado di:
- ridurre il costo delle bollette per i condomini e le abitazioni e abbassarle per tutti gli italiani, grazie alla maggiore produzione e a minori costi di “stress” delle reti di trasmissione e distribuzione;
- diminuire il fabbisogno nazionale di energia e conseguentemente le emissioni inquinanti (se riuscissimo ad efficientare ogni anno 30.000 condomini, risparmieremmo 420 milioni di metri cubi di gas, e aggiungendone ulteriori 30.000 ogni anno, al decimo anno consumeremmo 4 miliardi di metri cubi/anno in meno);
- creare moltissimo lavoro per le nostre micro, piccole e medie imprese, con nuove entrate fiscali derivanti dall’emersione del nero;
- contribuire in maniera efficace ad affrontare anche il problema della povertà energetica tra i cittadini, condizione che vede l’Italia collocarsi alla 19° posizione tra i 28 paesi membri dell’Unione europea, e nella quale vivono, secondo un’indagine realizzata dallo Spi-Cgil e dalla Fondazione Di Vittorio, poco più di nove milioni di italiani, ossia più del 15% del totale, con un impatto particolarmente rilevante per la popolazione anziana.
Tutto questo rientrando dall’investimento delle spese in tempi molto molto brevi. Oppure, laddove vi siano terzi che finanzino gli investimenti alla Comunità, i membri della Comunità potranno anche avere sconti nella loro bolletta senza dover pagare alcuna tariffa di ingresso o di investimento: un grande supporto soprattutto nelle situazioni di povertà energetica
Le imprese avranno grandi opportunità di risparmio offerte dalle Comunità energetiche e dall’Autoconsumo collettivo, con particolare risalto per le micro imprese e per le Pmi che, nella misura in cui sono clienti finali consumatori di energia, in quella rete potranno partecipare, insieme ai cittadini, alla comunità energetica, condividendone i benefici. Le imprese cumulano l’incentivo ventennale disposto per la Comunità Energetiche Rinnovabili con l’istituto del Superammortamento del 130% per le spese di costruzione dell’impianto.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione, un enorme miglioramento strutturale nel mondo dell’energia elettrica, tanto più importante quanto più si considererà che, in un futuro molto vicino, sia la mobilità sia il riscaldamento degli edifici si sposteranno verso l’utilizzo di tale forma di energia. La norma che apre la stagione della generazione distribuita, dell’Autoconsumo e delle Comunità energetiche è la prima pietra su cui costruire un futuro energetico molto più democratico, legato al territorio e alle realtà locali, ambientale e pacifico, così come richiesto oggi dai tanti giovani che guardano al loro domani.
Quello delle Comunità energetiche è un universo in grado di innescare un circolo virtuoso di vantaggi e benefici ambientali, sociali ed economici diretti, e puntare a una crescita sostenibile, abbattendo le emissioni inquinanti e riducendone le conseguenze ambientali e sanitarie, fortemente impattanti nei centri urbani. Sfruttare questa opportunità significa individuare la giusta strategia non soltanto per raggiungere più facilmente gli obiettivi del Piano Nazionale Energia e Clima e i target molto più sfidanti individuati dall’Unione europea per ridurre gli impatti e affrontare i rischi del cambiamento climatico, ma anche favorire concretamente la transizione energetica.
Raggiungere questo obiettivo significa trasformare il modello centralizzato attuale, alimentato da combustibili fossili, in un sistema decentrato ed efficiente, fatto di tecnologie innovative, energie pulite, inesauribili e non inquinanti. Si tratta di un cambiamento che sposta il baricentro della produzione e consumo di energia sul territorio, sui Comuni, sulle comunità locali, sulle piccole imprese: un nuovo paradigma che necessita di un cambio culturale del modello produttivo industriale e di nuove regole, che determineranno numerosi vantaggi e benefici collettivi per tutti.
Attualmente sono già molte le Comunità in fase di costituzione e a breve assisteremo a una loro notevole implementazione. Non potrebbe essere diversamente, perché al di là degli schieramenti politici di ognuno, è il buon senso che deve prevalere.